La comunicazione è l’unica via da percorrere per compiere le eroiche imprese della conoscenza: entrare in contatto con l’altro significa aprire una finestra e affacciarsi a un nuovo mondo. Già Platone dava un significato molto esteso dell’arte: ogni insieme di regole adatte a dirigere un’attività umana ordinata. Aristotele invece sottraeva all’arte molte materie, e in particolar modo l’ambito della scienza, perché questa rientrava, a suo avviso, non nella sfera artistica bensì in quella del necessario. Alcuni sostengono che il linguaggio — inteso come comunicazione — sia innato, altri invece ne fanno una questione culturale: a me piace pensarlo come un prodotto emozionale che scaturisce dal processo di condivisione tra due o più individui, senza che questi condividano necessariamente lo stesso codice. D’altra parte, anche l’arte ha sempre come risultato un prodotto finale, che può risultare più o meno interessante rispetto al processo produttivo vero e proprio. Ora, fondendo insieme il concetto di arte e quello di comunicazione, ritengo che i professionisti della Fondazione Sinapsi mettano in gioco ogni giorno le proprie competenze per stabilire un punto di contatto con bambini e ragazzi che declinano la comunicazione in linguaggi altri, mi piace definirli non convenzionali. Ho abbracciato Orione, il progetto editoriale della Fondazione Sinapsi, perché credo che sia importante che realtà come queste ottengano la giusta visibilità. La scelta del mezzo stampa come canale comunicativo mi scollega un po’ dall’effimero della contemporaneità: l’odore della carta, la possibilità di riporre la rivista nel ripiano della biblioteca, per poi consultarla nel tempo per ottenere spunti di riflessione e punti di partenza per nuove azioni. Dare un taglio professionale alla rivista significa organizzare i contenuti e la loro qualità per porre la stessa al centro di un dibattito aperto, in un’ottica di confronto e di crescita. Il nostro obiettivo è quello di offrire una rinnovata visibilità a questo mondo, in modo da valorizzarne le infinite sfaccettature, come a voler aprire la vita dei non vedenti a una normalizzazione che prescinda dalle disabilità. Auguro quindi ai miei collaboratori buon lavoro, ai lettori buona lettura affinché possano arrivare fino in cima, per guardare con nuovi occhi.
QUESTO ARTICOLO È STATO PUBBLICATO SU ORIONE N.1, “ARTE” — GENNAIO 2014
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