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Ho speso molto tempo a pensare alle parole da inserire in questo editoriale.

Avere cura delle parole giuste da usare in una circostanza o nell’altra significa scegliere di volta in volta una serie di altre cose. Lo dice, meglio di tutti, Annamaria Testa nel suo blog nuovo e utile, teorie e pratiche della creatività: «Per saper dire bisogna non solo possedere, ma anche saper governare le parole. Tutti noi parliamo ogni giorno, perfino troppo, scordando che le parole non sono solamente tratti che appaiono su un foglio o su uno schermo. Suoni che vibrano nell’aria. Segnali (bip, bip, bip) che ci scambiamo perché parlare è nella nostra natura e per ricordare al mondo, e a noi stessi, che esistiamo. Saper dire significa scegliere, tra tutte le parole che possediamo, quelle esatte, e solo quelle, e metterle in fila  in modo accorto, fino a costruire una struttura robusta, coerente e potente. Così le idee prendono forma, consistenza, peso. Le visioni possono essere condivise. Le parole diventano lame che squarciano veli, fari che illuminano notti nere. Sono pugni nello stomaco. O sono carezze e medicine. Le parole, lo dico ancora, possono essere strumenti per costruire, armi per combattere, ali per volare. Chi non è in grado di saper dire perché non possiede o non sa governare le parole se ne resta senza strumenti. Senza armi e senza ali». Ho letto e riletto gli articoli degli autori di questo numero di Orione e sono molto soddisfatta del loro saper dire: Orione è frutto di un sapere collettivo a disposizione, gratuitamente, dei lettori più sensibili alle varie declinazioni della diversità. Anche questo fa parte del prendersi cura: coltivare uno spazio di pensiero, libero da strutture e pregiudizi, ove poter mettere le basi per visioni e condivisioni, che aprano la mente e il cuore. Lavorare nel terzo settore è spesso sfiancante, perché i salari sono bassi, gli impegni tantissimi e i risultati non misurabili quantitativamente (o solo in parte). Ma, per me e per i miei colleghi, la motivazione principale resta quella relativa alla produzione del valore sociale che sempre ritorna in diverse forme, tutte risultato del lavoro come cura. 


QUESTO ARTICOLO È STATO PUBBLICATO SU ORIONE N. 30, “LA CURA”, NELLA SEZIONE EDITORIALE — GENNAIO-APRILE 2024

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